Gli scacchi nella storia: Paul Morphy

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Prima di Morphy

Senza andare troppo a ritroso, si può dire che il Cinquecento e il Seicento furono i secoli “italici”, ad esempio con giocatori come Leonardo da Cutro e Gioacchino Greco, entrambi calabresi. Il gioco allora era solo tattica e spesso si studiavano delle miniature per aver gioco vinto in poche mosse.
François-André Danican Philidor nel Settecento fu il primo stratega, amante del gioco posizionale, “i pedoni sono l’anima degli scacchi” è un suo famoso aforisma, con una prima attenzione alla struttura pedonale che sarà poi perfezionata da Steinitz. Di Philidor abbiamo poche partite, quasi tutte vinte e spesso concedendo vantaggio materiale; ma soprattutto un testo, l’Analisi degli scacchi, che è talmente avanti con i tempi che i giocatori del suo periodo continueranno a giocare “all’italiana”, più con i pezzi che con i pedoni.

Analyse du jeu des échecs par A. D. Philidor (1726-1795)
Café de la Regence

Grazie a Philidor è la Francia che a fine Settecento – inizio Ottocento diviene la patria degli scacchi (tra l’altro stabilizzando le regole internazionali degli scacchi come invece non avvenne in Italia per quasi tutto l’Ottocento). Il Café de la Regence rappresenta il cuore degli scacchi europei. Ma è Howard Staunton (che darà il nome al modello di scacchi ancor oggi più utilizzato nella pratica agonistica) a portare la corona non ufficiale in Inghilterra, battendo i Francesi (in particolare Pierre de Saint-Amant in un match del 1843) e organizzando il primo vero torneo internazionale, Londra 1851 (a dire il vero una sequenza di match KO) che però venne vinto dal tedesco Adolf Anderssen, considerato allora il numero uno al mondo (Staunton fu sconfitto prima da Anderssen e nella “finalina” per il terzo-quarto posto).

Howard Staunton 1810-1874
Adolf Anderssen 1818-1879

E poi arrivò Paul Morphy

Paul Charles Morphy, New Orleans, 1837-1884

Origini della famiglia ovviamente europee, il cognome originario era Murphy, quello del bisnonno. Famiglia benestante del Sud, padre giudice e madre creola valente pianista che probabilmente aveva sacrificato una promettente carriera concertistica per dedicarsi alla famiglia, nessun problema economico, Paul avviato alla carriera di avvocato, a scuola e all’università diede eccezionali riscontri di una memoria prodigiosa. Il padre Alonzo e soprattutto lo zio Ernest erano appassionati di scacchi, Paul impara il gioco guardando le loro costanti partite. A 7/8 anni inizia a intervenire a ragione nelle loro partite, mostrando a partita conclusa continuazioni che a loro erano sfuggite. Nel 1845 (quando Paul ha 8 anni) avviene un fatto importante: suo zio Ernest organizza in New Orleans il primo match di una certa rilevanza negli USA, tra Eugene Rousseau (uno dei tanti immigrati europei di quel periodo, che aveva una discreta fama in Francia dove aveva giocato un match contro Kieseritzky, poi avversario di Anderssen nella “Partita Immortale” del 1851) e Charles Henry Stanley (considerato il miglior giocatore di New York), per la somma di 1000 $, tutti al vincitore. Paul si entusiasma per il match e già a 9 anni è celebre in New Orleans per la sua abilità scacchistica (quando un famoso generale, Winfield Scott, impegnato nella guerra contro il Messico per l’annessione del Texas e appassionato di scacchi, si presentò a New Orleans chiedendo di giocare contro il più forte giocatore della città, gli misero di fronte Paul, il quale dopo aver subito la sua ironia, lo massacrò due volte sulla scacchiera).

Winfield Scott

Le cronache familiari sembrano quasi leggendarie con il ragazzo dodicenne che non ha più avversari nel territorio. Può giocare solo la domenica perché la famiglia tiene molto alla scuola. Ma in collegio Paul è il primo con i migliori voti, aiuta volentieri i compagni e non fa mai pesare il suo talento.

In questo periodo (1849) gioca contro Eugene Rousseau il quale non rimedia certo una bella figura.

Il suo primo clamoroso successo (1850) avviene contro Johann Jacob Loewenthal, noto giocatore ungherese fuggito in America per motivi politici: il mini-match si conclude 2,5 a 0,5, sembra che Paul abbia concesso l’unica patta dopo uno svarione clamoroso di Loewenthal in una posizione pari.
In periodo adolescenziale gioca rare partite, alcune si distinguono come quella con A.B. Meek e A.D. Ayers
È in questo periodo che insegna il gioco a un suo quasi coetaneo, Charles Maurian, suo amico fraterno fino alla fine. Charles rimarrà l’unica persona con la quale Paul disputerà partite amichevoli, di solito a handicap, dopo il suo ritiro dagli scacchi agonistici, le ultime ebbero luogo nel 1869. Curioso il fatto che dopo la morte di Paul, Charles cominciò ad ottenere anche qualche successo importante, giocando contro Steinitz e Zukertort, di passaggio a New Orleans in occasione della preparazione del “primo match mondiale” tra i due, organizzato anche con il contributo del circolo di New Orleans e dello stesso Maurian.

Morphy partecipa nel 1857 al primo congresso scacchistico americano a New York, modellato sul primo torneo internazionale di Londra del 1851. In previsione di una sequenza di match KO, viene già considerato testa di serie e la miglior finale teorica si realizza con Paul che affronta Louis Paulsen, tedesco emigrato negli States che da Chessmetrics è valutato Over2700 (qualche anno dopo rispetto al match con Paul, quando viene valutato 2550). Una curiosità: prima dell’inizio dell’American Congress, Paulsen come giocatore più quotato diede una simultanea alla cieca contro quattro giocatori; sfidando anche Morphy, che accettò solo a patto che anche lui giocasse alla cieca, Paul col Nero diede matto in una ventina di mosse… Tra l’altro Morphy era velocissimo, mentre Paulsen estremamente lento, in un periodo in cui non esistevano limiti di tempo; in una partita del match in cui vennero cronometrati i tempi di riflessione Paulsen pensò in totale 11 ore, Morphy 25 minuti!

Paulsen vs. Morphy


La più famosa partita del match tra Paulsen e Morphy

Paul Morphy vince (6 a 2, con una sola sconfitta, peraltro bella vittoria di Paulsen che dimostra il suo valore) e si trattiene a New York per qualche tempo a sculacciare i ‘maestri’ dell’epoca, ad esempio John Schulten

Il premio per Morphy, vincitore dell’American Congress, in argento con tanto di dedica incisa sul vassoio. In effetti era previsto un premio in denaro, ma Paul aveva chiarito anzitempo che se fosse toccato a lui non lo avrebbe accettato…

È giunto il tempo di raggiungere in Europa i giocatori migliori, in particolare Howard Staunton che si era autodichiarato Campione del Mondo dopo aver battuto in un match l’alfiere degli scacchi francesi Pierre Saint-Amant nel 1843. Staunton aveva dominato la scena in Europa fino al 1851, quando lui stesso organizzò il primo grande torneo di Londra, nel quale arrivò inaspettatamente quarto, vinse Adolf Anderssen. Nel 1858, completamente spesato del Circolo di New Orleans (ma Paul non ne aveva bisogno per sé, accettò solo per spesare un accompagnatore che gli facesse da PR, un certo Frederick Edge che poi scrisse un libro sulla tournée europea di Paul) Morphy si portò a Londra. Nonostante innumerevoli tentativi di arrivare alla sfida con Staunton, questa non si realizzò formalmente per gli impegni lavorativi di Staunton (stava redigendo l’opera omnia di Shakespeare, lavoro che in effetti portò a termine, senza però ottenere quel successo culturale che si aspettava) e per problemi di salute di Howard (probabilmente reali, come testimoniarono alcuni giocatori dell’epoca). Maurensig, nel suo “L’arcangelo degli scacchi”, immagina un match con Morphy ospite a casa di Staunton, ma è finzione letteraria, anche se in effetti l’invito da parte di Staunton c’era stato ma per un futuro che non si è mai realizzato.

In realtà avvennero solo due partite in consultazione tra i due, Morphy era affiancato dal forte Thomas Barnes (più volte apprezzato dallo stesso Paul, il quale ci aveva anche perso più volte, probabilmente Barnes in assoluto è il giocatore che ha il miglior “score” contro Morphy) mentre Staunton era coadiuvato da John Owen, vinse entrambe le partite la coppia con Paul.

Tra le partite del periodo londinese questa contro Hampton, giocatore di club che però vuole giocarsela ad armi pari…

Allora Morphy si trasferisce a Parigi, il Café de la Regence lo aspetta.
Giunto al Café (con i viaggi, che lui odiava, piuttosto massacranti dell’epoca, nave-carrozza) Paul si trova al cospetto di Daniel Harrwitz, uno dei pochi professionisti dell’epoca (Morphy ha sempre detestato i premi in denaro, sia perché non ne aveva bisogno, sia soprattutto per educazione familiare: il padre giudice certo non vedeva di buon occhio il gioco d’azzardo, come spesso venivano allora considerati i giochi con una posta in palio; quando venne in Europa Paul promise alla madre, il padre era da poco deceduto, di non accettare premi in denaro oppure di non utilizzarli a suo diretto beneficio, ad esempio con parte dei premi pagò il soggiorno di Anderssen a Parigi in occasione del match). Harrwitz vince una prima partita amichevole, poi vince le prime due partite del match immediatamente organizzato, ma Paul si aggiudica il match 5,5 a 2,5! A dire il vero il match venne sospeso dopo che Harrwitz accampò motivi di salute…

Daniel Harrwitz

Morphy vs. Harrwitz, la quarta partita del match

Di questo periodo è la celeberrima Morphy vs. Duca di Brunswick & Conte Isouard giocata all’Opera di Parigi
Inutile aggiungere che in questo periodo Paul batte tutti i migliori giocatori francesi tanto che a un certo punto preferisce affrontare diversi di loro in simultanea alla cieca, sembra che per Paul non cambiasse poi molto, anzi era quasi meglio per lui che aveva meno occasioni di distrazione (chissà se “La Regina degli Scacchi” ha tratto ispirazione da questo particolare…)


In mancanza del confronto con Staunton, Paul organizza un match con quello che nel 1858 era considerato il miglior giocatore al mondo (tra l’altro aveva vinto il Torneo di Londra del 1851, battendo lo stesso Staunton). Organizzare la trasferta di Anderssen da Breslavia a Parigi non è cosa semplice, Adolf insegna Matematica e ha bisogno di una pausa scolastica appunto quella del Natale 1858, alle spese pensa Morphy. Paul non si smentisce e perde la prima partita, però il match finisce in suo favore 8 a 3 (considerando anche le due patte che all’epoca in genere non venivano conteggiate nel risultato dei match; dopo il match giocarono alcune amichevoli, 5 a 1 per Paul… ). Sicuramente il match più importante mai giocato “per l’onore”, nessuna posta in palio.

La più rapida vittoria di Morphy nel match contro Anderssen

I Francesi sono così entusiasti di Paul Morphy che il famoso scultore Eugène-Louis Lequesne gli dedica un busto in bronzo

Dopo questo match,  si riporta a Londra dove perde le ultime speranze di giocare con Staunton. Disputa un altro match con quello che era considerato un ottimo giocatore, Augustus Mongredien (valutato vicino ai 2500 dal consueto Chessmetrics, ma Paul vince 7,5 a 0,5, non c’è più storia).  Oramai non gioca quasi più partite alla pari, praticamente solo simultanee alla cieca e partite a handicap (dove concede un pezzo oppure 1-2 pedoni e il tratto).
Torna a New Orleans dove riceve un’accoglienza da trionfatore. Ma il gioco degli scacchi, per quanto carico di soddisfazioni per lui, viene progressivamente archiviato. Paul, dopo una serie interminabile di convegni, conferenze e banchetti, trova il tempo e la voglia per scrivere una serie di articoli su uno dei match di riferimento della prima metà dell’Ottocento: La Bourdonnais-McDonnell. Sono gli anni 1859 e 1860, ed è ormai tempo di realizzare il desiderio del padre, scomparso qualche anno prima, e di aprire lo studio da avvocato. Qui però le cose non si mettono bene, la gente si presenta da lui più per parlare di scacchi che per diventare clienti; e quelli che potrebbero diventare clienti diffidano del “giocatore di scacchi”. A questo si aggiunge l’inizio della guerra civile tra Nordisti e Sudisti. Paul deve chiudere l’attività e riportarsi in Europa a Parigi, dove l’interesse per gli scacchi non ritorna ma viene quasi obbligato a giocare alcune amichevoli. Questa contro Jules de Riviere  (uno che qualche anno più tardi se la giocherà quasi alla pari contro Chigorin…) nel 1863.

Il “finale di partita“ non è certo felice. Tornato a New Orleans dopo la fine della guerra civile, non riesce a far decollare il suo studio. Paul comincia a considerare “quel gioco” come la vera causa del fallimento della sua carriera di avvocato. Riceve la visita di Wilhelm Steinitz (nel 1883, quando Steinitz è già in procinto di diventare il primo Campione del Mondo “ufficiale” nel 1886 contro Zukertort a New York/Saint Louis/New Orleans, guarda caso con presenza nell’organizzazione del match da parte del circolo che era stato di Paul) che lo vuole intervistare per una rivista europea, Morphy acconsente “basta che non si parli di scacchi”! Steinitz confermerà alla comunità scacchistica internazionale che Paul è irrimediabilmente perso per gli scacchi. Traversie legali (per lui avvocato!) lo angustiano nell’ultima fase della sua esistenza, il patrimonio familiare gli è insidiato dal cognato (al quale fa causa e la perde!), soffre di manie di persecuzione, crede che il cognato lo voglia sopprimere. Si estrania sempre più dalla società, nel 1884, dopo una giornata particolarmente calda, fa un bagno freddo e muore di congestione (ma ci sono molteplici versioni: emorragia cerebrale, infarto, depressione, qualcuno scrisse che era morto perché in gioventù aveva giocato troppo alla cieca…) a 47 anni.

La casa di famiglia Morphy a New Orleans



Di lui in estrema sintesi si può dire che fu uno dei giocatori più amati e apprezzati in vita, ma a distanza di oltre un secolo il suo ricordo e la considerazione del suo valore rimangono intatti. Nel primo volume de “I miei grandi predecessori” di Garry Kasparov un’intera pagina è dedicata agli apprezzamenti dei più grandi Campioni, da Lasker a Capablanca, da Alekhine a Botvinnik, per chiudere con una vera esaltazione che ne ha fatto Bobby Fischer.

Bibliografia minima

Valeri Beim, “Paul Morphy. Una prospettiva moderna”, Prisma, 2008

Paolo Maurensig, “L’arcangelo degli scacchi  – vita segreta di Paul Morphy”, Mondadori, 2013

Garry Kasparov, “I miei grandi predecessori, vol. 1”, Edizioni Ediscere, 2003

Si ringrazia l’encomiabile sito Chessgames.com per le partite inserite nell’articolo

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