”In fondo, ma non vorrei essere frainteso o accusato di snobismo, è un gioco. Nel senso più vero. Come gli scacchi o il bridge. Attività libere, non condizionate, senza secondi fini, che si praticano solo perché piacciono. E perché piace vincere, come piace vincere nel mio lavoro. Dimostrare che si può fare, che si può riuscire in qualcosa di utile anche quando sembra impossibile, quando le porte sembrano tutte chiuse.” Citazione da Gino Strada, libro “Pappagalli Verdi”.
Alla fine di una delle tante partite, in una qualunque serata al circolo, mi ritrovo con Amedeo, come spesso accade, a sorseggiare un goccio di birra e a fumare una sigaretta. In quei momenti di relax, tra una battuta e una riflessione sulla partita appena conclusa, emerge la bellezza della diversità e dell’unicità delle persone che compongono il nostro gruppo. Ognuno con il proprio stile di gioco, la propria storia, le proprie idee.
Qualche tempo dopo, mi imbatto in alcune righe di Gino Strada che paragona il suo lavoro a un gioco, e non posso fare a meno di notare il parallelismo con gli scacchi. Strada descrive il suo mestiere come un’attività libera, non condizionata, senza secondi fini, in cui le difficoltà sono stimoli costanti. Questo concetto rispecchia perfettamente ciò che gli scacchi rappresentano per noi: un gioco che è molto più di un semplice passatempo, ma un esercizio di libertà e crescita personale.
Gli scacchi ci offrono la possibilità di esprimerci liberamente, di portare avanti le nostre idee senza il timore del giudizio. È un campo neutro dove ogni mossa è frutto di un pensiero indipendente e creativo. La bellezza del nostro circolo risiede proprio in questa libertà: siamo liberi di confrontarci, di sfidare le strategie degli altri, di apprendere dai nostri errori e di crescere insieme.
Vincere è sicuramente un obiettivo, ma ciò che conta davvero è l’accettazione della sconfitta come parte integrante del percorso. Ogni partita persa è un’opportunità per riflettere, per analizzare le proprie mosse e per trovare nuovi modi per migliorarsi. Questa filosofia si riflette non solo nel gioco, ma anche nella nostra vita quotidiana: ci insegna a essere resilienti, a vedere l’errore come un momento costruttivo e a continuare a cercare modi per progredire.
All’interno del nostro circolo ho incontrato persone straordinarie, veri e propri liberi pensatori. Ognuno con la propria unicità e la propria visione del mondo. Questo ambiente eterogeneo e stimolante ci permette di confrontarci continuamente, di apprendere gli uni dagli altri e di sviluppare un pensiero critico e indipendente. È in questo contesto che mi sono sentito parte di un gruppo di persone che, pur nelle loro diversità, condividono la passione per gli scacchi e per il miglioramento personale.
Accettare la sfida, misurarsi con le difficoltà, riconoscere i propri limiti e trasformare gli errori in momenti costruttivi: questi sono i principi che guidano ogni scacchista. E sono gli stessi principi che ci permettono di crescere come persone, di sviluppare una mentalità aperta e resiliente, pronta ad affrontare qualsiasi ostacolo con determinazione e serenità.
In conclusione, quello che vorrei dire è semplicemente grazie per le partite vinte e per le sconfitte che sono riuscito a superare e che ogni volta mi hanno messo davanti al fatidico bivio sul provare a essere la miglior versione di me stesso o semplicemente abbandonare. Grazie a tutti i membri dell’Accademia Scacchistica Cremonese per avermi accolto in questo meraviglioso mondo di liberi pensatori.
Riccardo Cavaliere
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